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ADHD A SCUOLA: Cosa possiamo fare?

ADHD è una sigla che racchiude in sé un mondo da scoprire. E’ l’acronimo di Attention Deficit Hyperactivity Disorder, ovvero Disturbo di Deficit d’attenzione e/o iperattività,  negli ultimi anni ha avuto un’ampia diffusione. Si presenta sempre in modo parecchio eterogeneo, quindi spesso è di difficile interpretazione; possono presentarsi sintomi di disattenzione, iperattività o una commistione tra le due manifestazioni. Un quadro che spesso compromette le relazioni sociali e le prestazioni scolastiche.

Generalmente, si parla di disattenzione predominante se il deficit di attenzione è il problema centrale, si parla invece di ADHD con impulsività predominante se il focus del disturbo risiede nel comportamento iperattivo e nella mancanza di autoregolazione.

Nel primo caso, la discontinuità dell’attenzione compromette l’apprendimento, non permettendo un normale sviluppo delle abilità cognitive e delle strategie comportamentali adeguate, che sono fondamentali per instaurare relazioni serene con adulti e con i compagni.

Nel secondo caso, spesso si assiste a comportamenti con attività motoria costante e con difficoltà a rispettare le regole della convivenza sociale.

Nel caso in cui vi sia una compresenza di entrambi i disturbi, la vita scolastica è parecchio difficile e poco soddisfacente. L’insegnante di un bambino con ADHD si trova dunque ad affrontare un’impresa non facile, solo un adeguato percorso di formazione sulla materia specifica potrà evitare stress non costruttivi in classe.

Molto spesso, ci viene chiesto: Un docente può fare la diagnosi di ADHD? La risposta è no, ma il ruolo del docente resta fondamentale per aiutare i genitori a decifrare taluni atteggiamenti del figlio, talvolta velocemente liquidati come svogliatezza o malcontento scolastico. I genitori potranno rivolgersi ad uno specialista di competenza, neuropsichiatra infantile o psicologo, per una valutazione e una diagnosi precisa.

A scuola, sono tanti i segnali che possono far scattare il campanello di allarme: il caos sul banco, o l’abitudine di dimenticare materiali e compiti assegnati, talvolta anche un eccesso di euforia ed ilarità in classe possono essere indicatori di specie. Spesso, il bambino affetto da questo disturbo chiede aiuto anche per svolgere delle semplici attività, oppure fornisce risposte a caso durante le interrogazioni.

Qui di seguito, alcuni suggerimenti per una didattica inclusiva con bambini affetti da ADHD, sia per catturare l’attenzione che per gestire l’iperattività.

  • Assicurarsi che non ci siano fonti di rumore che possano distrarre il bambino;
  • Consegne brevi e di facile comprensione;
  • Mantenere un costante contatto oculare;
  • Preferire l’utilizzo di immagini;
  • Prediligere modalità alternative per generare curiosità nei bambini e dunque attrarne l’attenzione;
  • Cominciare la giornata scolastica specificando tempi e gli obiettivi da perseguire in modo da non creare agitazione verso attività inattese;
  • Evitare lavori ripetitivi e particolarmente lunghi,
  • Dare delle piccole ricompense che permettano uno sfogo fisico (ad esempio: “Se ricontrolli quello che hai scritto puoi andare a prendere le fotocopie sul tavolo del collaboratore”)
  • Consentire di uscire dalla classe in modo strutturato così da evitare improvvise fughe (ad esempio: “Tu sei l’addetto del gesso, quando servirà andrai a prenderlo tu”).

In ultimo, per tutti i bambini della classe, possiamo consigliarvi di creare delle routine di classe, per dare compiti ed assegnare tempi.

La routine è sempre rassicurante.

Valentina Cinà – Insegnante di sostegno

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